Siamo in Polesine. Due piccoli alberi vengono piantati: è il battesimo di Chiara e Nino. Le testoline dei bebé spuntano dalla vasta schiena della Rosa, nonna di Nino, che li culla. Passano vent’anni. Chiara e Nino, ormai cresciuti, sono ancora insieme, dopo aver fatto l’amore. In questi anni, Rosa ha continuato a cullare il suo "putin", il suo Nino, con amore assiduo ed eccessivo, per compensarlo della perdita dei genitori. Anche Chiara è stata cullata, ma da un’apparente normalità familiare e un recente benessere economico. Tuttavia, pronta a spiccare il volo, si ritrova senza sostegno. Intorno ai tre personaggi scorre un catalogo di valori distorti e crepe nell’ordine del vivere. Prima di morire, Rosa lascia a Chiara una sorta di eredità: il seme di un interrogativo sull’accettazione dell’apparente ordine immutabile delle cose.